L’irriproducibilità dell’evento dal vivo, “live” è una caratteristica specifica del teatro. Questo aspetto rende i racconti di chi è stato presente e ha vissuto un evento teatrale particolarmente preziosi: si tratta di memorie che, in modo estemporaneo o programmato, orale o scritto, intenzionale o meno, sono fra le poche tracce che il teatro lascia. Possono essere racconti interni al mondo della scena teatrale, narrati dai suoi stessi protagonisti, oppure racconti esterni, testimonianze dirette degli spettatori, ma in entrambi i casi si tratta di testimonianze che vivono della parzialità degli sguardi di cui sono l’espressione, che non hanno pretesa di oggettività e che pure testimoniano una verità, quella di una documentazione tesa fra passato e presente e frutto di un’esperienza vissuta in prima persona. Eppure, nonostante le molte analogie che si instaurano fra teatro e fonti orali (la relazione in presenza, l’intersoggettività, la performatività), la storiografia teatrale è rimasta scarsamente investita dai temi e dai metodi della storia orale, nonché da una attenta riflessione sulla memoria. Il progetto ORMETE si inserisce in questo vuoto per incrociare le fonti tradizionali a disposizione dello storico del teatro contemporaneo con i metodi della storia orale, rielaborandoli opportunamente, e con le riflessioni sulla memoria e sui processi di memorizzazione, riattualizzazione e narrazione del ricordo che hanno investito la storiografia internazionale degli ultimi venti anni. Attraverso l’integrazione del patrimonio dei documenti tradizionali (testuali e iconografici) con la produzione di nuove fonti orali (o con la raccolta di fonti orali preesistenti), ORMETE intende confrontarsi anche con una riflessione specificatamente storiografica e verificare la solidità delle principali categorie e articolazioni utilizzate dalla storiografia teatrale per analizzare e comprendere il teatro italiano del Novecento. Interrogare i testimoni, dare voce a frammenti di storie poco o non conosciute, riflettere sulle modalità dei processi di memorizzazione e sulla sedimentazione nel tempo delle esperienze del passato: tutto questo quanto e come incontra o mette in discussione le attuali categorie storiografiche sul teatro italiano del Novecento? La specificità relazionale delle fonti orali corrisponde inoltre alla specificità relazionale del linguaggio teatrale. Queste affinità costitutive tra fonti orali e teatro stimolano a spostare il fuoco dell’attenzione su questioni che ruotano intorno alla “relazione”: la relazione intersoggettiva e spaziale (teatrante/spettatore; palco/platea) che fonda l’atto spettacolare, così come quella che si stabilisce fra testimone e ricercatore; la relazione fra pubblico e privato; fra oralità (dell’intervistato) e scrittura (dello storico); fra il presente in cui si parla e il passato di cui si parla.